Il Qatar è sempre il Qatar. Affascinante, con le sue luci, i suoi colori, con i suoi palazzi dai tetti d’oro e le gare in notturna, di giorno sogni tra i palazzi e i tetti d’oro di Aladdin e la sera tra le corse di Fast & Furious, sarà correre dopo il tramonto a conferire a questa gara quel non so che di clandestino. Sembra un altro mondo. E le moto… hanno un’aura teatrale sotto i riflettori come se anche loro sapessero che qui, si corre in vetrina.
Lasciamo il Qatar grati, non per ciò che è successo ma per quello che non è successo. Martin ne è uscito “quasi indenne” dopo essere caduto e poi investito. Fortunatamente è stato colpito dieci centimetri lontano dal punto di non ritorno. Non era il momento, non era destino, chiamatelo come vi pare... in quella manciata di centimetri ci stava la tragedia.
Ed è lì che mi viene da pensare ai famosi cordoli “Misano”. Intanto i cerchi ormai sempre più leggeri per inseguire la performance a tutti i costi, si piegano, si danneggiano e ogni volta è un costo per i team. E poi forse gli è stato dato il via libera con un po’ troppa leggerezza. Nati per proteggere, ma troppo spesso fonte di problemi hanno la loro parte di responsabilità.
L’altra parte ce l’ha il fatto che i piloti oggi non hanno regole. Sanno che fuori dalla curva non c’è più la ghiaia, non c’è un burrone e diventa la “sagra del fuori pista”. C’è l’asfalto, e questo cambia tutto. Chi osa, non paga. Chi va lungo, torna in pista senza problemi. Chi non sbaglia mai… che vantaggio ha? Continuiamo a premiare l’azzardo e a penalizzare la precisione. Lo dico da tempo: serve una regola chiara. Per esempio se esci ti becchi un secondo di penalità. Oppure — visto che i fossati con i coccodrilli non li possiamo mettere — si torna alla vecchia cara ghiaia. Dove sbagliare ha un prezzo. Dove ogni azione in pista pesa e insegna.
Le qualifiche restano la nostra spina nel fianco, troppo indietro, troppo spesso.
Eppure, finiamo quasi sempre nei dieci. Verrebbe spontaneo chiedersi: E se partissimo davanti? Ma le gare non sono matematica e le opinioni, i giudizi effimeri preferiamo lasciarli al bar.
Nepa ha vissuto un weekend complicato. Dopo una brutta caduta, che ci ha un po’ spaventato, è stato comunque dichiarato “fit” e con un piede malconcio, non ha mollato. Ha tenuto botta chiudendo ottavo. Tempi in crescita e determinazione sana a differenza del piede.
Lunetta invece è nella fase “vorrei, vorrei, vorrei” come canta Olly. Ma il rischio è che chi troppo vuole… Oggi non lo vedo sereno e un pilota, per andare forte, deve essere leggero dentro. Se ci sono problemi fuori dalla pista, la pista se li prende tutti. Spero che i suoi lo aiutino a ritrovare quella serenità che l’anno scorso lo faceva spingere ma con leggerezza. Ora ha bisogno di ritrovare quella versione lì. Gareggiare non per dovere, non per dimostrare, ma per sé stesso.
Che poi è un po’ quell’equilibrio che in fondo tutti dovremmo cercare anche nella vita.
Ridendo e scherzando è arrivato il primo della stagione, tanto atteso, Gran Premio Europeo… su uno dei nostri circuiti preferiti Jerez de la Frontera!
-PaoloSic58-